INTRODUZIONE
Martedì, 31 ottobre 1995 - ore 17.00
Sono i minuti che precedono il
tramonto. Bassa sull’orizzonte, sovrastata da nubi grigie e cariche di pioggia,
la sottile lama di sereno lascia filtrare gli ultimi raggi solari che stagliano
il profilo della collina contro l’azzurro del cielo, come preziosi origami
d’ombra e di luce.
Non è un martedì come gli altri:
domani è la festa di Tutti i Santi e in molti sceglieranno di celebrare con un
giorno d’anticipo il consueto rituale in ricordo dei propri cari defunti. Lo
sguardo oltrepassa il vetro appannato, attraversa la fredda aria autunnale ed
intravede appena l’asfalto deserto che circonda il grande cimitero, laddove
uomini in quiete e un rispettoso silenzio riposano all’ombra dei cipressi.
Tuttavia, all’indomani di primo mattino gli spazi strategici della città
saranno occupati da bancarelle adornate con mille corolle profumate; fiori
recisi e rossi lumini di cera per colmare il vuoto lasciato da chi non è più.
Sarà allora che il crisantemo, fiore funereo per antonomasia, raggiungerà il
suo massimo splendore commerciale!
Jader odia questo giorno; odia il
commercio legato a quel sentimento che giunge puntuale ogni anno, per svilupparsi
intorno ad una festa della quale gli stessi defunti stenterebbero forse a
comprenderne il significato e le gesta. Parenti ed amici di un tempo compaiono
improvvisamente sulla soglia del grigio cancello, desiderosi di testimoniare il
loro immutato affetto. Uomini che attendono l’inizio di novembre per ricordarsi
di celebrare la morte, la morte altrui, mentre i mercanti di strada, accampati
ad un passo dalla terra consacrata, fanno affari d’oro.
Jader è solito portare rispetto a
qualunque pensiero e mai si lascerebbe andare a giudizi affrettati sul buon
gusto della gente, ma come pillole amare, certi comportamenti ipocriti non
riesce a mandarli giù!
Che cosa posso farci io? Ciascuno è libero di agire e pensare secondo la propria coscienza, pensò sorridendo amaramente dentro di sé, poi questo è proprio il giorno ideale per pensare ai cimiteri!
Attento Jader! Scherzò
prigioniero di quell’interminabile attesa, Si avvicina la notte di Halloween,
stasera compriamo una zucca!
La testa bassa, stretta tra le
mani, i gomiti saldamente appoggiati sulle ginocchia in un’immobilità che non
durò che un attimo: giusto il tempo per sentire il prepotente riaffacciarsi del
desiderio di fumare un’altra sigaretta. Sollevò il cappuccio per ripararsi
dalla pioggia e uscito nel cortile prese dalla tasca il pacchetto delle
nazionali e l’accendino.
Il fumo della sigaretta
ristagnava immobile poco sopra la sua testa, miscelato all’umidità della nebbia
che fin dall’alba stava avvolgendo la città. Aspirò voracemente l’una dietro
l’altra profonde boccate di nicotina provando un profondo senso di liberazione.
Lasciò che il suo sguardo si focalizzasse all’infinito, in direzione di quel
debole neon che inutilmente tentava di rischiarare il cortile.
Rimase immobile, sotto la pioggia
fin quando la sigaretta fu ridotta ad un semplice mozzicone bruciacchiato;
quindi serrò il filtro tra il pollice e il medio e fece scattare il tendine del
dito:
«Bingo!», esclamò. «Ho dovuto
fumarne dodici prima di riuscire a centrare quel vaso!». Si chinò ad
allacciarsi la scarpa e l’orlo del giaccone sfiorò una pozza d’acqua.
Tornò a sedersi al caldo, solo.
L’unico sconosciuto con il quale aveva fino ad allora condiviso il silenzio di
quell’interminabile attesa, se n’era appena andato. Beato lui! Jader lanciò un
rapido sguardo alle riviste gettate disordinatamente sopra il tavolo di giunco
ma non riuscendo a trovare distrazione in qualche futile lettura, riprese a
rimuginare sulle sue vicissitudini.
Da molto tempo non riusciva più a
vivere con serenità. La sua mente era sempre impegnata a risolvere i problemi
che parevano essere in fila l’uno dietro l’altro: tutti in paziente attesa del
proprio turno, per farsi avanti ed aggredirlo vigliaccamente alle spalle.
Finirete, maledetti bastardi!
Pensò spingendosi gli occhiali sopra il naso, poi per un attimo parve
appisolarsi..
Un sobbalzo, Jader trasalì. Diede un rapido sguardo all’orologio. Già le cinque, sospirò, chiudendo ancora gli occhi.
Un sobbalzo, Jader trasalì. Diede un rapido sguardo all’orologio. Già le cinque, sospirò, chiudendo ancora gli occhi.
Tu sei acqua che scorre, attraverso il delta del fiume della vita. Se vuoi conoscere il mare, devi superare la barriera dei detriti di millenaria età: il Labirinto della mente umana. Sappi che non esiste la via diretta, né potrai mai trovarti nella via sbagliata: tutte le strade ti condurranno al mare, ma solo una è la via più breve ...
Dove ho già letto queste parole?
Non lo ricordo più... [Omissis]